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al testo proposto da Rosanna Varoli
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L’uomo che non parla con gli altri
Il mondo è una bestemmia così grande che se la dici la bocca si strappa. Perciò sto sempre zitto, e se parlo parlo con me che almeno mi capisco, e mi do torto e ragione; al banco, tra i miei compagni vili e rumorosi, dove mi accosto io si forma il vuoto. Io mando giù il mio sorso e vi ignoro, uomini retti, decenti, assennati, tagliati a esatta misura del mondo, e come il mondo ignoranti e feroci, ma la cui bocca non dice bestemmie. Ascoltatemi voi - si fa per dire - ora ascoltate quello che non dico: credo nell’estinzione della carne, nella pienezza del male, nel nulla che è ancora meno nulla della vita. Io la chiamo Entropia, ma voi potete chiamarla solitudine, alcolismo, abiti puzzolenti e rotti, tanto che ne capite voi di certe cose in questa orribile taverna dove stiamo. Ma i miei occhi hanno visto la lepre abbeverarsi al sole del mattino nei prati oltre il canale della Brea, ho avuto la mia parte di bellezza ed è miracolo già sufficiente; la luce inganna i miei occhi e io credo a tutto ciò che non riesco a vedere, io credo solo a ciò che non esiste. Per questo non ho ancora un nome adatto, magari sulla strada verso casa ne trovo uno adeguato, ma che importa, se anche lo trovo mica ve lo dico, io mi capisco pure senza nomi e senza tante balle, e poi comunque che ne sapete voi di queste cose. Finisco il mio bicchiere e me ne vado. Buona serata a voi che rimanete, non perdo tempo con gente che esiste. |
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